35mm

EX

Quel posto era una fabbrica abbandonata, la Ex Snia Viscosa, importante centro indutriale romano. Ormai chiuso da decenni, ancora in piedi ma completamente fatiscente. Qualche anno fa, ho trascorso delle giornate in questo posto, condiviso delle ore con chi all’epoca viveva là dentro. Una città clandestina nascosta all’interno della città “normale”. Una comunità di rumeni e di rom, in pacifica convivenza, ognuno con delle regole da rispettare. Le giornate scorrevano come nella città “normale”, molti uomini lavoravano come manovali a giornata, partivano all’alba e tornavano la sera, le donne si prendevano cura delle case improvvisate. I bambini giocavano con quello che c’era: una mascherina di carnevale anche se carnevale non era, un bel regalo per l’immaginazione. Il venerdì il barbiere faceva il suo giro, con una sedia e gli strumenti del mestiere. Gli uomini che non lavoravano si davano da fare per far assomigliare le baracche il più possibile a delle vere case. Invece queste piccole porte che si aprivano una accanto all’altra, queste baracche rattoppate con quello che si trovava per strada, sembrano il palcoscenico di un teatro dove va in scena l’arte di sapersela cavare con quel che si ha, la sofferenza dignitosa della precarietà e al tempo stesso il desiderio di normalità. Quest’umanità persa e vagante che fine avrà fatto? Avrà finalmente trovato il suo posto nel mondo? Cosa ricorderà di quei giorni trascorsi in questo ex-luogo? Della loro presenza rimangono gesti e sguardi immersi nella grana dei fotogrammi in bianco e nero.
“Non nasce teatro laddove la vita è piena, dove si è soddisfatti. Il teatro nasce dove ci sono delle ferite, dove ci sono dei vuoti. E’ lì che qualcuno ha bisogno di stare ad ascoltare qualcosa che qualcun altro ha da dire.”  Jacques Copeau









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